29 agosto, 2011

E traguardi che sono partenze

Come ogni anno, il giorno del mio compleanno mi ricorda che è finita l'estate e che presto arriverà il fresco venticello di settembre. Che a Peccioli si passa festeggiando i Rioni tutti i sabati del mese.
E come ogni settembre, inizia un nuovo anno perché sempre più spesso si calcola un anno scolastico piuttosto che un anno solare.
E in tutto ciò tornare a Bologna.
Ho scelto, mossa da una certa stanchezza di toccate e fughe a fermarmi da qualche parte, in una città, in una stanza per più di pochi mesi. Ed ho scelto proprio la città emiliana come punto fermo.
Adesso, aspetto il prossimo autobus. Ho scelto la fermata. Ho scelto la valigia. Ho scelto da dove mandare le cartoline. Ho preso spazzolino, dentifricio, moka e sciarpa.
E diventa non più un traguardo che sembra una partenza. Questo è un traguardo che è una partenza.

Despina, Città Invisibili - Italo Calvino


Terminata stamani finalmente la tela iniziata a luglio, Despina. Una delle Città Invisibili di Italo Calvino, testo su cui ormai lavoro abbastanza. Riportata alla mente da un'amica, di questo lavoro esiste anche un'altra versione, più piccola, in rosso fatta almeno un anno fa, anche più credo.
Devo ammettere che, nonostante sia contraria a riportare e ricreare gli stessi lavori, creare in modo differente, più grande, questo lavoro mi ha messo energia.

Despina - Città Invisibili

Il testo narra di Despina, questa città raggiungibile sia per terra che per mare
Per chi la raggiunge da terra, dal viaggiatore, Despina appare si come una città, ma anche come una nave. Un veliero capace di portarlo via verso nuovi porti e nuove strade. 
Il marinaio, invece, distingue la forma d'una gobba di cammello. Un'oasi nel deserto.
 
Così l'ho raffigurata, seguendo il testo. Da destra a sinistra come si scrive nei paesi arabi, immaginando Marco Polo mentre racconta al sultano Kublai questa città. E in fondo la penna che firma il nome della città, perché ho seguito il testo.


26 agosto, 2011

Appunti di un viaggio .. parte 2 / La Foresta Amazzonica

Il paesaggio naturale..
Un paesaggio tutto particolare di cui la prima cosa che ti colpisce è la terra rossa che, visto il caldo, fa un gran polverone! Era tutto un aprire e chiudere i finestrini per via della polvere delle moto e dei camion quando percorrevamo le strade sterrate.
Tutto intorno.. campi per il pascolo, grandi, molto grandi. Un grande e lungo paesaggio con macchie nere e bianche delle mucche che pascolavano, qualche volta anche fuori dal recinto!

E mentre giravamo per i campi, per queste strade sterrate, ci immaginavamo tutto intorno a noi la foresta amazzonica, come in realtà era un tempo. Prima che interi ettari venissero abbattuti per fare spazio al pascolo. Certo, un abbattimento che è diventato illegale adesso.
E intorno quindi immaginavi che mezzo secolo fa potevi trovarti in mezzo a liane (mica morbide come quelle di Tarzan), un grande intersicarsi di piante, insetti, alberi delle specie più diverse. Palme dalle foglie così grandi che potevi pensare di trovarti in mezzo al racconto di Jules Verne - Viaggio al centro della Terra. Chissà, forse si è ispirato a queste piante.

E in parte ti faceva anche un pò strano.
Lungo la strada vedevi quella foresta, la Foresta Amazzonica e più la guardavi e meno ci credevi. Quel polmone verde del nostro pianeta che hai studiato sui libri a scuola. Quella lunga distesa verde che dovevi colorare quando ti toccava fare la cartina geografica dell'America del Sud.

Quella foresta di cui tanto si parla. 
Quella foresta i cui alberi hanno tronchi così grandi che non hanno nulla da invidiare ai nostri. 
Quella foresta dove esistono specie di animali ancora sconosciuti, dove tutt'ora potresti trovare tribù che non sono state raggiunte dal nostro progresso.

E t'immagini le storie che il nonno di Leide ci raccontava, di quando ha comprato la sua casa e intorno a lui c'era la foresta, che la pantera (quell'animale nero, grosso, affamato) si aggira tutt'ora in mezzo ai vitelli la notte. E' come uscire in giardino e trovare due grossi occhi gialli che ti guardano.
E questa foresta. un posto dove ci si perde come nulla. Ma l'ho già detto. Ho già parlato di quanto era fitta. Ne sono rimasta affascinata e colpita.

La sera, al tramonto, capitava che le cicale (o erano enormi o erano tante) facevano talmente rumore che quasi faceva paura. Una cosa surreale che ci ha visto bloccarci con la bocca ad ebeti rivolti verso la foresta mentre ci allenavamo per la partita Italia-Brasile (persa, ma ben giocata!!)

Appunti di un viaggio .. parte 1


La notte prima della partenza l'ho passata insonne con la musica nella testa per cercare di non sentire i pensieri. Preoccupata per il lungo viaggio che ci attendeva; perché sapevo perfettamente che sarebbe stato impossibile prepararsi ad entrare in un mondo differente, perché sapevo bene di non sapere il brasiliano!
Il viaggio di andata sarebbe durato 30 ore circa. Primo scalo a Parigi, il secondo a San Paolo, poi Cuiabà e infine arrivo ad Alta Floresta.
Un viaggio che avrebbe sconbussolato il mio stomaco e la mia testa con i differenti fusi orari e gli sbalzi termici trovati nei vari scali.
In Brasile, infatti, in questo momento è inverno e quindi immaginiamo il freddo. In realtà solo San Paolo aveva temperature fredde, dove siamo andati noi, ai confini della foresta amazzonica, le temperature si aggiravano intorno ai 37°C e più. Questo perché il Brasile è una nazione enorme, con cinque fusi orari al suo interno e altrettanti climi differenti da nord a sud.

Il viaggio lo fanno i viaggiatori - Pessoa

Il Viaggio lo Fanno i Viaggiatori - Pessoa
Ed eravamo proprio noi. Un piccolo estratto della famiglia pronti alla partenza per questa vacanza tutta particolare! Io, Mariasole, Lorenzo, Paolo e Michela. 
Una vacanza adattata sulla base di una data importante per noi, il matrimonio di mio fratello Lorenzo e Leide il 20 agosto.
Tutto doveva calcolarsi in base a quel sabato, tutta la vacanza era per assistere, in modo tutto particolare, a questo avvenimento.
Ma non solo. Abbiamo potuto vivere il Brasile dalla parte dei brasiliani e non solo da turisti. Non solo cartoline e souvenir. Una prova certo non semplice, riuscire ad ambientarsi in un clima e in un ambiente completamente differente dal proprio dove tutto è più grande, dilatato e anche lento, tranquillo. 
Dal cibo più dolce rispetto ai nostri gusti. Mangiare tutto in un piatto unico, la gran varietà di succhi di frutta necessari per riportare un pò di sali persi col caldo. La lingua differente certo che ti mette nella condizione di fare sempre le soliti parti da italiano: a gesticolare per farti capire! Dal clima afoso e caldo. Dai grandi negozi, le grandi bottiglie di bibite da 2,5 litri che ti lasciano sempre un pò colpita contrapposta invece alla vendita di un bicchiere d'acqua. Un bicchiere, non di più.
Dal tanto spazio a disposizione che ti sembra di stare più larga che ti fa sentire stretta e quasi claustrofobica quando pensi all'Europa: tutti vicini-vicini. Dalla birra ghiacciata e leggera che in Brasile bevono molto rispetto al vino o ad altre bevande. Dalla mentalità certamente differente che ti lascia colpito e che ti fa fare sempre la solita domanda da straniero_Ma come fanno? 
Come se l'unico stile di vita possibile fosse il nostro.

25 agosto, 2011

EstateVagando..

Finalmente ritorno a scrivere sul blog. In Mato Grosso non era possibile accedere, non so per quale strano motivo.

Questo è stato il mio EstateVagando. Una vacanza tutta particolare, in parte inaspettata dall'inizio e in parte agitata sino alla partenza.
Siamo stati, dico siamo perché eravamo con mio fratello, due cugine e un amico a Alta Floresta, una città ai confini, e parlo davvero di confini, con la foresta amazzonica, in Brasile.
Eh sì, ero in Brasile. In uno stato lungo quanto l'Italia, in una nazione grande come l'Europa con ben cinque fusi orari al suo interno. Con un viaggio lungo dalle 30 ore all'andata alle 42 al ritorno: Pisa-Parigi-San Paolo-Cuiabà-Alta Floresta. A fare cosa? Bé, al matrimonio di mio fratello!! Eh sì, una vacanza tutta particolare, un piccolo estratto della famiglia partecipe ad un matrimonio dall'altra parte del mondo che comunicava con la famiglia al completo in Italia grazie a facebook. Sì, perché questo social network ci ha permesso di caricare le foto della celebrazione e della preparazione in tempo reale! Con un fuso di appena sei ore di differenza.

E non potevo non mettermi a disegnare e adesso, con il fuso orario cambiato, di sonno ne ho davvero poco. 
Così ricontrollo le foto, sistemo gli schizzi, ascolto un pò di musica. Qualche schizzo tirato fuori qua e là tra un cambio e l'altro di aereo, tra una sigaretta e l'altra fumata al fresco notturno della foresta. Qualche piccola impressione stampata sul quaderno degli schizzi o annacquata con i colori.
La mia EstateVagando..

09 agosto, 2011

Mercuzio non vuole morire


Cartolina del Volterra Teatro 2011 - i teatri dell'impossibile - Mercuzio non vuole morire


Ero in banca che guardavo il manifesto del festival, finito ormai da qualche giorno. Tempo poche ore trovo anche la cartolina e non esito a prenderla. E non esito nemmeno ad attaccarla nel quaderno degli schizzi.
E mentre la guardavo e rimiravo, ho pensato a questo pulcino, di nome Mercuzio, e al fatto che non voleva morire. 
Perché aveva tanta paura di morire?! E allora ho pensato ad un'altra cosa (i collegamenti di pensiero son veloci e strani avvolte), ho pensato alla poesia di Neruda Lentamente Muore:

Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia il colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce


semplice .. e allora, uscito dall'uovo, Mercuzio decise di imparare subito a volare anche se ancora troppo piccolo per farlo. Ma già consapevole di non voler morire schiavo dell'abitudine.

04 agosto, 2011

il Chiasso delle Monache

Il chiasso delle Monace di Peccioli.

Uno degli scorci più belli che il paese possiede. Non si può non notare. E' proprio ad uno dei due ingressi al paese, dalla parte di quello che noi pecciolesi chiamiamo Fosso e cioè dalla piazza che da verso Pontedera.
Il Chiasso delle Monache di cui precisamente non conosco l'origine del nome, è al confine tra il Rione Fosso e il Rione Borgherucci e il paesaggio che si intravede è quello della Valdera.

E' uno dei vicoli più belli, dove sono più volte caduta perché non ci sono gradini ma c'è una discesa in pietra che con un pò di bagnato o con la neve attraversarlo diventa una prova di coraggio! E così, mentre passeggiavo per il paese, prima di prendere il mio caffé, mi sono fermata a disegnarlo con un bel pò di viavai di persone..

02 agosto, 2011

Revolution


                                                                                             Tutto inutile canto il caos | Storia inutile ballo il caos | ad ogni angolo della città | ad ogni piega che il vento fa | revolution

01 agosto, 2011

pioggia estiva


Adoro la pioggia estiva...
E' come se mi levasse le paranoie di dosso.. o almeno lo spero mentre metto da parte l'ombrello e mi lascio bagnare dall'acqua piovana ..